PETILIA E IL MONTE STELLA

Il Monte Stella è un massiccio che sorge nel Parco Nazionale del Cilento ed il suo crinale raggiunge i 1131 metri sul mare. Sulle sue pendici si trovano i comuni di Stella Cilento, Sessa Cilento, Omignano, San Mauro Cilento, Pollica e Serramezzana. Da Salerno 82 km.

Antica città capitale appartenuta secondo gli storici al popolo lucano.
È ubicata sulla cima del Monte Stella, un massiccio di 1131 metri che domina la parte settentrionale del Parco Nazionale del Cilento a pochi passi dal mare.
Gli innumerevoli sentieri che si snodano lungo le sue pendici, consentono anche agli appassionati meno esperti, di ammirare una natura incontaminata caratterizzata da un’enorme varietà di specie animali e vegetali, nonché di godere di una delle viste più belle del Cilento.
Gli audaci che riescono a raggiungere la vetta, sono premiati dal panorama mozzafiato sul mare e sulle verdi colline cilentane e anche dalla possibilità di visitare la chiesetta dedicata alla Madonna del Monte Stella, risalente all’anno 1000.
Oltre al piccolo santuario, in cima vi sono anche i resti di antichi insediamenti, risalenti ai secoli XII e XIII corrispondenti a Castellum Cilenti,  fortezza di origine lucana riconducibile a Petilia.

RESTI DI ANTICO CONVENTO

IL MONTE STELLA

VERSO IL SITO DI PETILIA

RESTI CITTA' FORTIFICATA

RESTI CITTA' FORTIFICATA

RESTI CITTA' FORTIFICATA

RESTI CITTA' FORTIFICATA

RESTI CITTA' FORTIFICATA

RESTI CITTA' FORTIFICATA

RESTI CITTA' FORTIFICATA

RESTI CITTA' FORTIFICATA

RESTI CITTA' FORTIFICATA

RESTI CITTA' FORTIFICATA

RESTI CITTA' FORTIFICATA

LA CAPPELLA DEL MONTE STELLA

LA MADONNA DELLA STELLA

ALTARE ANNO M d.C.

BATTISTERO ANNO M d.C.


Secondo alcuni storici Petilia sarebbe stata un'antica città capitale delle tribù confederate dei Lucani, situata sul vertice del Monte Stella nel Cilento e che non andrebbe confusa con la pur antica città di Petelia nel Bruzio.

Antica città capitale delle tribù confederate dei Lucani, difficilmente identificabile con Petilia nel Bruzio; già il barone Antonini nella metà del XVIII sec. interpretando un testo di Strabone ed un altro di Plutarco, propone di identificarla con i resti emergenti sul vertice del Monte Stella e la ritiene fondata dai Lucani, subito dopo l’occupazione di Posidonia.

Sempre secondo Antonini la città era di piccole dimensioni ma inespugnabile, per le fortificazioni e il particolare sito e rinomata per una scuola di gladiatori. Infine, basandosi su quanto riportato da Plutarco, lo storico ritiene che Spartaco, profugo da Reggio e sconfitto da M. Licinio Crasso nella palude lucana, posta, secondo lui, non lontano da Paestum, si sia rifugiato in prossimità della nostra Petilia, sulle colline di Laureana e di Vatolla sfuggendo così alla cattura.

Nelle sue opere Antonini afferma di aver studiato diverse iscrizioni contenenti riferimenti all'antica città: un'antica iscrizione ritrovata presso Casalvelino in onore un tal Pomanio Scorrano di Petilia, un'altra era custodita in una villa appartenente al consigliere Biagio Altomare all'Arenella di Napoli e dedicata a tal Lucio Varilio Sanna dalla cittadinanza di Petilia e infine una terza gli fu mostrata da un padre carmelitano in una chiesa presso il Monte Stella nella quale era leggibile:

T...RABIR...MUR...REPAR...SI...IMPE...I...O...PETIL...LUCAN...L...D...

Come prospettò F.A. Ventimiglia, che il Volpe cita con ammirazione, sulle vette del Monte Stella si ravvisavano, «qua e là, avanzi di antiche fabbriche ed infranti di rottami: nella più alta ch’è a mezzodì, evvi un giro di mura rappresentanti senza dubbio una ragguardevole e ben munita città: nell’altra, in distanza di circa 2 km., si osservano altresì gli avanzi di un castello a difesa della città...».

La ricognizione archeologica eseguita nel sito nel 1945 permise di individuare i ruderi di una cittadella che, secondo alcuni, si riferivano a Petilia, capitale delle tribù confederate dei Lucani che si chiamò prima Lucania e poi Cilento; secondo altri, invece, ci si trovava di fronte al centro principale del gastaldato di Lucania detto poi Cilento.

Ma ciò, avrebbe dovuto essere accertato prima che l’impianto di una base militare sconvolgesse irreversibilmente il vertice del monte, compromettendo ogni futura indagine del sito.

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